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Lucio Anneo Seneca (4 a.C. - 65 d.C.)
Seneca nacque a Cordova (nella Spagna Betica) da una famiglia del rango equestre che aveva per costume l'attività dell'intelletto.
Giunto a Roma assai presto, ricevette istruzione retorica e filosofica: tra i suoi maestri si ricordano Papirio Fabiano della scuola dei Sestii, lo stoico Attalo, il neopitagorico Sozione, da cui il giovane Lucio apprende abitudini di vita sobrie ed austere già ereditate dalla madre. Entrò a far parte della setta dei Sestii, molto attiva fra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C., che predicava una morale intransigente ed un rigoroso ascetismo psicofisico (esame di coscienza, dieta vegetariana); la persecuzione di Tiberio nei confronti di questa setta lo costrinse a fuggire in Egitto.
Tornò a Roma e divenne senatore. Sotto Caligola (37-41) rischiò la condanna a morte. Nel 41 d.C. l'imperatore Claudio lo mandò in esilio in Corsica, accusandolo di adulterio con Giulia Livilla, sorella di Caligola e nipote di Claudio, ove rimase 8 anni. Tornato a Roma nel 49, per intercessione di Agrippina, nuova imperatrice, divenne maestro del giovane Nerone, il successore al trono designato, essendo stato adottato da Claudio.
Divenuto imperatore Nerone nel 54, Seneca restò il più autorevole e ascoltato consigliere del principe, e pur senza assumere cariche pubbliche, fu in realtà il vero regolatore della politica imperiale (molti atti del principato neroniano per circa 7 anni fanno sentire il nobile e benefico influsso di Seneca è il cosiddetto periodo del "buon governo").
Nerone poi, però, volle forzare le tappe verso un governo autocratico: ne pagarono le conseguenze Britannico, la stessa Agrippina, sua madre, e Seneca appunto, il quale pensò bene di ritirarsi a vita privata e di dedicarsi completamente alla meditazione.
Ma il destino era segnato: nel 65 fu scoperta la congiura ordita contro Nerone da Calpurnio Pisone, un nobile romano. Tra i congiurati, personaggi civili di spicco (come il giovanissimo poeta Lucano), militari e ufficiali delle milizie pretoriane. Non si sa quanto sia stata fondata l'accusa, formulata contro Seneca, di complicità, ma Nerone certo colse l'occasione di sbarazzarsi del suo vecchio e oramai scomodo consigliere.
Seneca, ricevuto l'ordine di suicidarsi, dimostrò effettivamente, nel suo ultimo giorno, di saper sfidare quella morte che egli aveva dichiarato di attendere con serenità in tutti i giorni della sua vita.
Seneca, una delle più grandi figure della cultura stoica romana del primo impero, fu autore di numerosissime opere di genere filosofico (Dialogi, De clementia, De beneficiis, Epistulae morales ad Lucilium), poetico (una satira menippea, Ludus de morte Claudii), teatrali (le 9 Cothurnatae - tragedie di ambientazione greca), naturalistico (le Naturales quaestiones in 7 libri).