Centro di Neurochirurgia Endoscopica

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Lo strumentario chirurgico

StrumentarioLo strumentario (22) (neuro)chirurgico di epoca romana, così compiutamente descritto da Celso nell'VIII libro del suo De Medicina, non si discosta sostanzialmente da quello di epoca greca. Per gli interventi al cranio o alla colonna esso si compone di scalpelli, uncini, trapani, pinze da ossa, spatole e leve, cauterizzatori.


Scalpelli (bisturi)
Lo scalpello6 [chiamato anche, a partire dal XV secolo, bisturi (23) ] rappresenta l'esempio più antico di "ferro chirurgico". Quelli d'epoca più antica erano di fatti di selce o d'ossidiana e, a partire dal 1000 a.C., data di nascita dell'Età del Ferro, con questo materiale. Dopo il 300 a.C. furono usati anche acciaio, bronzo o una combinazione delle due leghe (di solito lama di acciaio e impugnatura di bronzo). Circa la forma, nel corredo dei chirurgo ne esistevano di diverse lunghezze: quelli a lama lunga (18-17 cm) preferiti per incisioni profonde od estese; quelli a lama corta (12-13 cm), con manico più o meno sagomato, maggiormente utilizzati per incisioni fini e precise. Esistevano poi strumenti "due in uno": da una parte una lama affilata, dall'altra un cucchiaio un raschietto o una spatola.

Uncini
Altri strumenti di uso comune erano gli uncini. Praticamente la loro funzione era molto simile a quella che anche oggi hanno nella moderna chirurgia. Due erano i tipi fondamentali: quelli a punta smussa, utilizzati come sonde (specilli) per la dissezione o per sollevare vasi sanguigni; quelli a punta acuminata, usati per agganciare e spostare brandelli di tessuto o per allargare i labbri di una ferita. Anche questi strumenti, come gli scalpelli, erano di acciaio o di bronzo.

Trapani
I trapani erano usati per rimuovere le parti malate di un osso, soprattutto a livello cranico, o per rimuovere oggetti di notevole spessore (armi) dalle ossa. Sostanzialmente erano di due tipi: il modiolo e la terebra [vedi descrizione più sopra]

Pinze
Le pinze erano utilizzate principalmente per rimuovere frammenti ossei o altri oggetti, quali, ad es. punte di freccia, che non era possibile afferrare con le dita. Forgiate in acciaio o bronzo, lunghe 20 cm. circa, avevano solitamente manici lavorati, per rendere meno sdrucciolevole la presa del chirurgo, l'incernieratura delle due braccia posta asimmetricamente, in posizione distale rispetto ai manici, in modo da aumentare, spostando il fulcro delle leve, la forza di pensione delle punte, che apparivano opportunamente ricurve e con il margine interno seghettato, per mantenere saldamente la presa.

Leve per osso
Le leve per osso indispensabili per sollevare ossa fratturate od infossate (rimettendole a livello) o per estrazioni dentarie (soprattutto di molari) consistevano in due parti speculari agganciate.

Cauterizzatori
Molto usato (ma anche, talvolta, abusato - vedi Arcagato) dai chirurghi fu il ferro per cauterizzazione (lat. ferrum candens, ferro incandescente). Costruito solitamente in ferro, in casi particolari in bronzo, consisteva in un lungo manico affilato ad una estremità e terminante, dall'altra estremità, con una piccola piastra piatta. Questa, una volta arroventata, era applicata sui tessuti del malato per vari scopi: come mezzo di azione superficiale, per ridurre un'infiammazione nei tessuti profondi sottostanti od adiacenti; come emostatico; come bisturi, avendo il vantaggio di ottenere un taglio con emostasi simultanea; come agente necrotizzante per distruggere (bruciandola) una neoplasia.

È inoltre da ricordare che, durante il primo secolo d.C., al tempo di Celso, era conosciuta e praticata la laringoscopia indiretta []. Questo metodo permise oltre che l'asportazione di corpi estranei, anche la conoscenza dell'anatomia funzionale e della fisiologia della laringe direttamente sul vivente prima che nel 1900 venisse introdotto il metodo diretto.

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(22) La maggior parte dei reperti relativi allo strumentario chirurgico dei medici in epoca romana (I secolo d.C.) deriva dai ritrovamenti effettuati nella "casa del Chirurgo" durante gli scavi della Pompei romana, sepolta dalla lava dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. I reperti (40 strumenti) sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
(23) Bisturi, o più precisamente bistouri, è una parola francese comparsa nel 1462 per indicare un pugnale o un rasoio. Essa è la deformazione gergale di pistorese = di Pistoia. La città di Pistoia era infatti conosciuta per la fabbricazione di lame per coltelli e pugnali.

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