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Plinio il Vecchio (23/24-79 d.C.)

Gaio Plinio Secondo (23/24-79 d.C.), detto Plinio il Vecchio, per distinguerlo dal nipote Gaio Plinio Cecilio (Plinio il Giovane), fu storico, scienziato, grammatico e certamente uno dei più grandi eruditi dell'età imperiale.
Nato a Como, educato a Roma, entrò molto giovane nella carriera equestre e comandò a lungo uno squadrone di cavalleria sul Reno. Tornato in Italia verso il 58 d.C., si dedicò a studi retorici e grammaticali. Ostile al regime di Nerone, si astenne dalle cariche pubbliche, dedicandosi all'avvocatura.
Sotto l'impero di Vespasiano ricoprì importanti funzioni pubbliche e divenne consigliere di Vespasiano e poi di Tito. Preposto alla flotta di capo Miseno, trovò la morte alla fine di agosto nel 79 nella famosa eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano: la sua tragica fine ci è narrata, con ricchezza di particolari, in una lettera di Plinio il Giovane.
L'opera più importante di Plinio il Vecchio, giuntaci completa è la "Naturalis Historia". L'opera inizia con una dedica a Tito che allora reggeva l'impero col padre Vespasiano, un indice e l'elenco delle fonti (libro I); continua con la trattazione dell'astronomia e della geografia (libri II-VI), dell'uomo e degli altri animali (libri VII-XI), della botanica (libri XII-XIX), della medicina (libri XX-XXXII), dei metalli e delle pietre e dei loro usi in medicina, dell'arte e dell'architettura (libri XXXIII-XXXVII).
Mescolando le esperienze personali e testimonianze di fonti antiche, Plinio ci dà innumerevoli e preziose notizie sulle conoscenze scientifiche e letterarie del tempo, un esempio unico della vastità di interessi della cultura latina del I secolo dell'era cristiana.

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