Centro di Neurochirurgia Endoscopica

Contenuti del sito

Menu di navigazione - Torna all'inizio


Contenuto della pagina - Torna all'inizio


Ippocrate

Isola di Cos (460 a.C.) - Larissa (377 a.C. circa)

IppocrateIppocrate, universalmente considerato il simbolo stesso dell'arte medica, nacque nell'isola di Cos (Antica Grecia) in una data imprecisata, ma che i più individuano nel 460 avanti Cristo. Della sua vita si hanno notizie molto scarne ed una menzione in un breve passo del Fedro di Platone:
« Per ciò che riguarda la natura, esamina che cosa mai dicono Ippocrate e il ragionamento veritiero. Non occorre forse ragionare così riguardo alla natura di qualsiasi cosa? Innanzitutto, bisogna vedere se l'oggetto di cui vorremo essere esperti noi stessi e capaci di rendere tale un altro è semplice o multiforme. In secondo luogo, qualora sia semplice, occorre esaminare quale potenza abbia per natura, a che cosa si rivolga quando è attivo o da che cosa dipenda quando è passivo. Qualora invece abbia molte forme, dopo averle enumerate, bisogna esaminare ciascuna di esse come si è fatto per la forma unica, per vedere con quale forma ciascuna agisca naturalmente e che cosa faccia, o con quale forma subisca, che cosa subisca e per effetto di che cosa... »

Appartenente ad una antica famiglia di medici, figlio del medico Eraclide, insegnò la disciplina medica a Cos, compiendo viaggi in Egitto, Libia, Abdera, dove fu in contatto con Democrito, Atene e la Tessaglia, dove morì.
Al suo nome si richiama l'insieme delle conoscenze acquisite dalla medicina greca dalla metà del V secolo fino alla fine del IV secolo a. C. che vanno sotto il titolo di Corpus hippocraticum. Il Corpus, che appare composto da circa 60 trattati, molto probabilmente, opera non di uno ma di numerosi autori, influenzò lo sviluppo delle scienze medico-biologiche fino al XVI secolo d.C.


Nel trattato La medicina antica, Ippocrate afferma che la medicina non è filosofia, e quindi non deve basarsi su principi teorici generali come quelli sul cosmo o sulla natura dell'uomo, validi per tutti gli individui, ma sulla pratica, sulla variabilità dei casi individuali, paziente per paziente, senza cedere all'illusione, caratteristica della filosofia, che esista una cura identica per tutte le malattie. Un punto fondamentale della terapia è la dietetica, cioè bevande, alimenti, ed esercizi fisici adeguati possono portare il paziente a guarigione. Ippocrate si oppone ad ogni "medicina filosofica", rivendicando all'arte la sua completa autonomia: i medici saranno formati solamente da altri medici che, mediante le loro continue acquisizioni e "scoperte", provvederanno all'ampliamento del loro sapere.
In un altro libro, La malattia sacra, Ippocrate sostiene che l'epilessia, ma anche la malattia, in genere, non origina dalla divinità. Per confermare ciò mette in campo l'anamnesi, l'osservazione clinica dei sintomi, la diagnosi e la prognosi ed è convinto che ogni specifica malattia origini da cause specifiche. La sua metodologia fa affidamento sull'esame oggettivo del paziente e prosegue con la deduzione logica basata sull'osservazione.
Nel trattato Arie, acque, luoghi Ippocrate ritiene che il medico debba prestare particolare attenzione ai luoghi, all'aria e all'acqua che caratterizzano l'ambiente, giacchè egli deve scientemente tenerne conto nella prescrizione delle diete e nella diagnosi delle malattie (che trovano nell'aria uno dei principali veicoli di trasmissione). Inoltre, l'ambiente determina inevitabilmente le caratteristiche di colui che in esso si trova a vivere. In questa ottica vanno viste, ad esempio, le differenze tra Greci ed Orientali: questi ultimi, che vivono in zone calde e secche, sono generalmente indolenti e pigri e a causa di ciò, facilmente governati da tiranni. Al contrario, il clima solare e temperato dei Greci fa sì che essi siano particolarmente briosi e agguerriti, pronti al pensiero come all'abbattimento dei tiranni.
Il principio della vita (pneuma o soffio) e l'equilibrio dei quattro umori sono, secondo la visione ippocratica, fondamento della salute e dell'unità dell'organismo. Ne La natura del'uomo è esposta la teoria generale del corpo umano come miscela, in misura variabile, di quattro umori, cui corrispondono quattro organi e quattro temperamenti fondamentali dell'uomo: i melanconici, in cui predomina la bile nera, che è legata alla milza, all'elemento terra; i flegmatici, in cui predomina il flegma, che ha nel cervello l'organo d'elezione e l'acqua come elemento principale; i sanguigni, in cui predomina il sangue che è legato al cuore e all'aria; e infine i biliosi, in cui predomina la bile gialla che è in relazione al fegato e al fuoco. È dal prevalere di un umore su gli altri che dipende il profilo psicologico e fisico di ogni individuo. La salute dipende dalla loro pacifica convivenza, la malattia dallo scompenso determinato da un umore in eccesso, che l'organismo elimina attraverso i liquidi organici, per ristabilire l'equilibrio.
Da ricordare, tra i 60 trattati, il Prognostico, dove troviamo la descrizione dei segni che preannunziano la morte, passata alla storia come facies hippocratica, e i due trattati chirurgici sulle Articolazioni e sulle Fratture, nei quali Ippocrate tratta ampiamente delle fratture ossee che cura mediante steccaggio. Nelle fratture craniche (Le ferite del capo), Ippocrate consiglia l'utilizzazione della trapanazione cranica [vedi anche in Storia della Neurochirurgia] ma ammonisce i suoi discepoli a non prendere per fratture le suture craniche.

Riportiamo qui, in forma integrale, il celebre Giuramento di Ippocrate:

« Affermo con giuramento per Apollo medico e per Esculapio, per Igea e per Panacea - e ne siano testimoni tutti gli Dei e le Dee - che per quanto me lo consentiranno le mie forze e il mio pensiero, adempirò questo mio giuramento che prometto qui per iscritto. Considererò come padre colui che mi iniziò e mi fu maestro in quest'arte, e con gratitudine lo assisterò e gli fornirò quanto possa occorrergli per il nutrimento e per le necessità della vita; considererò come miei fratelli i suoi figli, e se essi vorranno apprendere quest'arte, insegnerò loro senza compenso e senza obbligazioni scritte, e farò partecipi delle mie lezioni e spiegazioni di tutta intera questa disciplina tanto i miei figli quanto quelli del mio maestro, e così i discepoli che abbiano giurato di volersi dedicare a questa professione, e nessun altro all'infuori di essi. Prescriverò agli infermi la dieta opportuna che loro convenga per quanto mi sarà permesso dalle mie cognizioni, e li difenderò da ogni cosa ingiusta e dannosa. Giammai, mosso dalle premurose insistenze di alcuno, propinerò medicamenti letali né commetterò mai cose di questo genere. Per lo stesso motivo mai ad alcuna donna suggerirò prescrizioni che possano farla abortire, ma serberò casta e pura da ogni delitto sia la vita sia la mia arte. Non opererò i malati di calcoli, lasciando tal compito agli esperti di quell'arte. In qualsiasi casa entrato, baderò soltanto alla salute degli infermi, rifuggendo ogni sospetto di ingiustizia e di corruzione, e soprattutto dal desiderio di illecite relazioni con donne o con uomini sia liberi che schiavi. Tutto quello che durante la cura ed anche all'infuori di essa avrò visto e avrò ascoltato sulla vita comune delle persone e che non dovrà essere divulgato, tacerò come cosa sacra. Che io possa, se avrò con ogni scrupolo osservato questo mio giuramento senza mai trasgredirlo, vivere a lungo e felicemente nella piena stima di tutti, e raccogliere copiosi frutti della mia arte. Che se invece lo violerò e sarò quindi spergiuro, possa capitarmi tutto il contrario ».

torna