Centro di Neurochirurgia Endoscopica

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Le Pratiche Anestesiologiche

PapaveroGli antichi chirurgi avevano a disposizione un'ampia gamma di antidolorifici e sedativi, a cominciare dagli estratti del papavero da oppio (morfina), dai semi di giusquiamo (scopolamina), dallo stramonio e dalla radice di mandragora. Tutte queste piante fanno parte della famiglia botanica delle Solanacee.
Queste sostanze, finemente triturate o ridotte in polvere o estratte come tintura, erano inalate oppure ingerite, disciolte in vino, aceto, latte od olio, miele o grasso, oppure sotto forma di pillole, o di infuso e decotto. Erano somministrate, singolarmente o mescolate in varia composizione tra loro, secondo dosaggi prestabiliti, al paziente, prima dell'intervento chirurgico, per indurre il sonno, che, almeno nell'auspicio del chirurgo, doveva durare tutto il tempo dell'intervento. Celso ne parla diffusamente nel libro V del De Medicina, dedicato alle terapie farmacologiche.
Il papavero da oppio (Papaverum somniferum) era largamente utilizzato, principalmente come antidolorifico. Il succo essiccato (oppio grezzo) estratto della sue capsule non ancora mature, dosato in gocce, veniva mescolato ad altre erbe e sostanze e somministrato in pillole o disciolto nel vino, nello zibibbo o nell'acqua.
Del giusquiamo si utilizzavano le foglie, la radice e il succo. La sua era un'azione antispasmodica, calmante, analgesica, narcotica e midriatica. Induceva assopimento e poi sonno profondo con sogni spaventosi.
Dello stramonio erano utilizzate in medicina le foglie ed i semi che esercitano azione antispasmodica, antiasmatica, antinevralgica ed antireumatica.
MandragoraLa mandragora è una pianta con una grossa radice spesso panciuta e biforcuta (tale da farle assumere nell'immaginario popolare forme antropomorfe). Se ne usava soprattutto l'estratto alcoolico (radice di mandragora macerata nel vino) che veniva fatto bere, ma anche la radice fresca, che veniva data da masticare al paziente, essenzialmente a scopo anestetico, sedativo e narcotico, prima di un intervento o di una cauterizzazione.
Nel 70 d.C. Dioscorides, medico greco trasferitosi a Roma, menzionò nel suo De Materia Medica l'uso medicinale dei derivati della Cannabis. Ma anche Plinio il Vecchio e Galeno ne descrissero le possibili applicazioni mediche (In realtà l'utilizzo della cannabis a scopo anestetico è fatto risalire al II secolo a.C. al famoso medico Hua Tuo [vedi] (Cina - dinastia Han); ma il suo uso in medicina data ancor più in là nel tempo, essendo citato nell'erbario pubblicato durante il regno dell'imperatore Shen Nung (Cina - 2737 a.C.), come rimedio per "disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale.").
CannabisLa cannabis produce uno stato di coscienza oniroide (sognante) ed in genere una sensazione di benessere e rilassamento, effetti che non durano più di 2 o 3 ore dopo l'assunzione.
Certamente di maggior pregio, rispetto all'utilizzo del farmaco singolo, sono le combinazioni farmacologiche.
Celso consiglia una pozione ad uso calmante/antidolorifico, costituita dalla combinazione di "calamo, semi di ruta, castoreo, cinnamono, oppio, mandragola, mele secche, loglio e pepe" (De Medicina, V, 25.3).
È peraltro noto che, presso i Romani, con funzione anestetica, era in uso la spongia somnifera (spugna sonnifera), la preparazione della quale era sufficientemente elaborata.Crocifissione
Benché dubbia sia la sua applicazione in chirurgia, certa è invece la sua utilizzazione per i condannati a morte per crocifissione; per questo era anche conosciuta con il nome di morion o vino della morte, dal momento che l'inalazione dei suoi vapori misti all'aceto o l'assunzione di vino alla mandragora, in cui talvolta era imbevuta, provocava nei condannati uno stato di morte apparente, talché i centurioni preposti alle esecuzioni avevano l'ordine di bucare il loro corpo con la lancia, prima di dichiararne la morte.
Probabilmente una spongia somnifera fu data a Cristo sulla croce, come testimoniano tutti e quattro gli Evangelisti.
La spongia, invero, troverà notevoli applicazioni anestetiche anche chirurgiche a partire dal secolo IX, grazie alla Scuola Medica Salernitana, e fino al XVII secolo.

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